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Tradizioni di Capodanno in Appennino

Il 31 Dicembre è la Notte di San Silvestro e in tutto il mondo (ora più, ora meno) si festeggia per aspettare l’arrivo del Nuovo Anno. Ogni Paese ha le sue tradizioni e l’Italia non è da meno: c’è chi si veste con intimo rosso, chi getta dalla finestra cose vecchie e chi, a fine cenone, mangia cotechino e lenticchie (soprattutto al Nord), melagrana oppure chicchi d’uva (a Napoli sono 12) come auspicio di buona fortuna per l’anno venturo. A queste, si aggiungono altre tradizioni e appuntamenti dal sapore più folcloristico che animano le piazze nella Notte di San Silvestro oppure la mattina del 1° Gennaio. Alcune di queste tradizioni sono trasversali alla Dorsale, come nel caso dei falò (con o senza fantoccio); altre, invece, per quanto simili, sono diverse da Regione a Regione. Tra queste ultime, troviamo “La Buonamano” dell’Appennino Modenese, che rivive in chiave rivisitata nel Comune di Fanano, in provincia di Modena, la mattina del 1° Gennaio e “La Serenata di Capodanno” che si svolge la Notte di San Silvestro nel Comune di Pettorano sul Gizio, in provincia de L’Aquila.

Nella tradizione dell'Appennino Modenese "La Buonamano"

Fino agli Anni Cinquanta e Sessanta, in tutto l’Appennino Modenese era facile vedere, la mattina del 1° Gennaio, gruppi di bambini aggirarsi per i vicoli dei borghi bussando ad ogni porta per augurare il buon anno. Comunemente noto come rito de “La Buonamano“, ogni borgo dava ad esso la sua connotazione e quindi andava cambiando anche la strofetta recitata dai bambini. A Fanano, per esempio, essi dicevano: “bun de, bun an, campà cent’an, vu fa la magadella?” e il rito, appunto, si chiamava “La Magadella“. Dato il buongiorno, l’augurio era di campare altri cent’anni e si chiedeva quindi di entrare, poichè tutti credevano che se il primo dell’anno entrava un maschio in casa, questo era di buon auspicio.

Col tempo, la tradizione è stata ripresa e rivisitata dalla Banda Municipale di Fanano, che di buon mattino l’1 Gennaio si reca sul campanile che domina la piazza salutando il nuovo anno con alcuni brani musicali, per poi proseguire per le vie del borgo, sempre suonando, girando di strada in strada per augurare buon anno. Mano a mano che il corteo avanza, si accodano anche paesani e curiosi e l’atmosfera che si crea è di condivisone e allegria.

© Banda Municipale di Fanano  © Ufficio Turistico di Fanano

Risuona per le strade di Pettorano sul Gizio (AQ) "La Serenata di Capodanno"

Al generale scomparire degli antichi riti del mondo rurale e delle sue tradizioni, si oppone Pettorano sul Gizio (AQ), uno dei Borghi Più Belli d’Italia dell’Appennino Abruzzese ancora ricco di feste e tradizioni dal sapore antico. In questo Comune, grazie all’operato dell’Associazione Culturale “Pietro De Stephanis”, impegnata dal 1989 nella valorizzazione e salvaguardia delle tradizioni e del folclore locale, e alla volontà dei suoi abitanti, sopravvivono ancora i costumi tipici delle donne, il re Carnevale, i ceri sui davanzali delle finestre nei giorni dei Morti, i rituali primaverili di ispirazione pagana e le tradizioni di Capodanno. Tra la notte del 31 Dicembre e la mattina del 1° Gennaio, infatti, ogni anno viene organizzata “La Serenata di Capodanno“.
Si tratta di un appuntamento durante il quale cantori e musicisti si aggirano per le strade cantando stornelli di buon augurio per il nuovo anno. Per l’occasione, ogni anno vengono composti nuovi brani di modo tale che i musicisti possano essere accolti di casa in casa per uno spuntino con piatti della tradizione senza però proporre sempre lo stesso canto, ma offrendo ogni volta uno spettacolo diverso.

© iviaggidimanuel
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